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Espulsioni, detenzione amministrativa e rimpatri forzati.

Tar Milano: associazione ed enti impegnati concretamente nella tutela dei diritti delle persone straniere hanno il diritto di accedere ai Centri di Permanenza per il Rimpatrio

Tar Lombardia – sede di Milano – sentenza 2 gennaio 2023, n. 1.

Con la sentenza 2 gennaio 2023, n. 1, la Prima Sezione del Tar Lombardia Milano torna sul tema dell’accessibilità ai luoghi di trattenimento e ribadisce il diritto all’accesso alle strutture di detenzione degli enti di tutela dei richiedenti protezione internazionale. I giudici amministrativi specificano inoltre che la legittimazione ad accedere deve essere verificata in concreto tenendo conto dell’attività svolta dall’ente richiedente e non solo sulla base delle norme statutarie. Le norme che disciplinano i Centri di Permanenza per il Rimpatrio prevedono la possibilità di accesso a tali strutture, oltre che per i soggetti tassativamente elencati, anche per “altri soggetti” che ne facciano motivata richiesta (art. 6, comma 4, ora art. 7, comma 7, lett. h della Direttiva Lamorgese). Come afferma il Tar, in tali casi, le motivazioni alla base della richiesta di accedere alle strutture di detenzione – a differenza che per tutti gli altri soggetti individuati in base all’appartenenza a specifiche categorie – devono essere esplicitate nell’istanza di accesso al CPR e valutate dall’Amministrazione in relazione alle specifiche esigenze di tutela della sicurezza, dell’ordine pubblico e della corretta gestione amministrativa del centro.

Il Collegio, sulla base della predetta previsione, ha, quindi, affermato quanto segue: “la legittimazione degli <altri soggetti che ne facciano motivata richiesta> non è stata espressamente regolamentata dalla norma secondaria, per cui vale la regola prevista dalla fonte primaria, nel caso di specie  l’articolo 7, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, per cui la legittimazione degli enti di tutela dei titolari di protezione internazionale deve essere individuata sulla scorta dell’esperienza dagli stessi maturata nel settore e non in base all’interpretazione della clausole statutarie“.